Biografia di Salvo D’Acquisto

L’Istituto Comprensivo è intitolato a

SALVO D’ACQUISTO
(15 ottobre 1920 – 23 settembre 1943)
“Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!”

Sono parole pronunciate dall’eroe Salvo D’Acquisto, vice brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, insignito di Medaglia d’oro al Valor Militare, che sacrificò la propria vita per salvare un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste avvenuto il 23 settembre 1943, a Torrimpietra, località a nord di Roma, nella cui Stazione dei Carabinieri, era stato destinato dal dicembre del 1942.

Salvo D'Acquisto

♦Salvo D’Acquisto nasce il 15 ottobre del 1920 a Napoli. Suo padre ha origini palermitane, mentre sua madre è napoletana. È il primo di cinque figli.

L A F O R M A Z I O N E

♦Salvo cresce seguendo una rigorosa educazione religiosa sin dalla più tenera età: frequenta l’asilo presso l’Istituto salesiano “Figlie di Maria Ausiliatrice” nel quartiere Vomero, la Scuola Elementare “Luigi Vanvitelli”, il Ginnasio presso l’Istituto Salesiano “Sacro Cuore”. I suoi insegnanti lo definiscono riservato,
controllato e di poche parole, mentre i compagni lo ricordano altruista, leale e difensore dei più deboli. Nel 1934 prende la decisione di proseguire gli studi da solo e consegue da privatista la licenza liceale.

♦Nella primavera del 1939 riceve la cartolina militare per il servizio di leva e decide di arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri seguendo una tradizione di famiglia: anche il nonno materno, uno zio paterno e due zii materni sono stati carabinieri.

♦Dopo aver frequentato la Scuola Allievi Carabinieri di Roma viene promosso carabiniere il 15 gennaio 1940 e inviato alla Legione Territoriale di Roma. Qui rimane per alcuni mesi, prestando servizio presso il Nucleo Fabbricazioni di Guerra. Essere un Carabiniere per Salvo significa realizzare il proprio ideale di dovere come missione a difesa dei più deboli e dei più umili nonché il desiderio di operare per la giustizia.

L A  G U E R R A  I N  A F R I C A

♦Nel 1940 l’Italia entra in guerra e Salvo parte volontario per l’Africa Settentrionale. Dopo un mezzo naufragio della nave, sbarca a Tripoli il 23 novembre, con la 608a Sezione Carabinieri per l’Aeronautica inviata in zona di operazioni con funzioni di polizia militare. Salvo si rende utile nei confronti di commilitoni e superiori anche all’interno della dura e terribile esperienza della guerra. Affronta la guerra con senso del dovere e non nutre odio verso i nemici, anzi auspica che in futuro i rapporti internazionali possano essere dominati e guidati da uno spirito di collaborazione tra popoli e dalla giustizia sociale.

♦Dopo alcuni mesi trascorsi al fronte, nel febbraio del 1941, durante uno scontro a fuoco con le truppe inglesi, Salvo rimane ferito a una gamba. Seppure ferito, decide di rimanere nella zona di guerra per aiutare i commilitoni con lo spirito di solidarietà, il carattere disponibile, cordiale e capace di condividere gioie e dolori che lo contraddistinguono e che lo rendono assai ben voluto tra i suoi compagni. Resta in Africa sino al settembre del1942.

I L  R I E N T R O  I N  I T A L I A  E  L’ A S S E G N A Z I O N E  D E L L A  S E D E

♦Dopo il ricovero in un ospedale militare in Libia, per una forte febbre malarica, rientra in Italia per frequentare il Corso Allievi Sottufficiali a Firenze. Superati brillantemente gli esami, il 15 dicembre 1942 Salvo viene promosso vice brigadiere ed assegnato alla Stazione dei Carabinieri di Torrimpietra, all’epoca una piccola borgata rurale a una trentina di chilometri da Roma lungo la via Aurelia, vicino a Palidoro.

♦A Torrimpietra Salvo D’Acquisto, amato e stimato dagli abitanti del paese, vive gli ultimi nove mesi della sua vita. Da Roma gli giungono le notizie delle tragiche vicende che vive la Nazione: la caduta del regime, l’annuncio radiofonico di Badoglio dell’ 8 settembre che ufficializza la firma dell’armistizio con gli alleati e lo sfacelo generale.

I L  R A S T R E L L A M E N T O  E  L A  M O R T E

♦In questo contesto pieno di confusione, a seguito dei combattimenti alle porta di Roma, un reparto delle SS si rifugia in una ex caserma della Guardia di Finanza abbandonata, nei pressi della Torre di Palidoro, nel territorio di giurisdizione della stazione dei Carabinieri di Torrimpietra.
È la sera del 22 settembre 1943, durante un’imprudente ispezione alle casse di munizioni abbandonate nei locali della ex caserma, alcuni soldati tedeschi vengono investiti da un’esplosione: due di loro muoiono e due restano feriti.
La reazione dei tedeschi non si fa attendere: la mattina seguente il comandante del reparto tedesco, si reca nella stazione dei Carabinieri per essere informato sui responsabili dell’accaduto.
Assente il comandante, Salvo D’Acquisto cerca di spiegare ai tedeschi che il fatto è accaduto accidentalmente, che non è stato il gesto dinamitardo di nessuno, pertanto che non esiste un responsabile da punire. Inutilmente perché il militare tedesco non intende capire che si è trattato di un incidente ma interpreta l’episodio fortuito come un attentato da parte degli abitanti del luogo. Quindi non soddisfatto dalle spiegazioni del giovane sottufficiale decide la rappresaglia, ossia l’azione militare punitiva nei confronti della popolazione del luogo.

♦Vengono rastrellati 22 inermi e innocenti cittadini di Torrimpietra e caricati su di un autocarro e trasportati ai piedi della Torre di Palidoro per essere fucilati dopo essere stati obbligati a scavarsi la fossa comune con vanghe, badili o solo con le mani.
Quando è ormai tutto pronto per la fucilazione e i 22 uomini, seppur disperati, si sono rassegnati al terribile destino, il vicebrigadiere tratta con l’ufficiale tedesco e poco dopo vengono tutti rilasciati.
Tutti….tranne lui, Salvo D’Acquisto.

I 22 uomini, vedendosi improvvisamente liberi e non capendo cosa stia accadendo, si allontanano in tutta fretta per paura di un ripensamento da parte dell’ufficiale tedesco. Solo in seguito capiscono di essere stati rilasciati perchè il vicebrigadiere, autoaccusandosi dell’incidente, ha salvato loro la vita.

A Salvo è intimato di entrare nella fossa davanti al plotone di esecuzione. Egli ha modo di gridare per l’ultima volta «Viva l’Italia!», prima di essere raggiunto da una scarica di mitra che lo lascia esanime a terra a pochi giorni dal compimento dei 23 anni.

L A  M E D A G L I A  D’ O R O  A L  V A L O R  M I L I T A R E

Questa è la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare:
«Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme con 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma. 
Torre di Palidoro (Roma), 23 settembre 1943».

La storia del suo eroismo, da più parti equiparato al martirio, si diffuse largamente, dando origine a una consolidata fama di santità. Per questo motivo il 4 novembre 1983, nella sede dell’Ordinariato Militare, è stato insediato il Tribunale ecclesiastico per la causa di beatificazione.
Con queste parole si è espresso Papa Giovanni Paolo II, in un discorso Carabinieri del 26 febbraio 2001:
«La storia dell’Arma dei Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta della santità nell’adempimento fedele e generoso dei doveri del proprio Stato. Penso al vostro collega, il vice brigadiere Salvo D’Acquisto, medaglia d’oro al valore militare, del quale è in corso la causa di beatificazione ».

Dal 1986 i suoi resti mortali sono sepolti nella basilica di Santa Chiara a Napoli.

L’ I N T E S T A Z I O N E  D E L L A  N O S T R A  S C U O L A

L’eroico gesto, che è valso a Salvo D’Acquisto la Medaglia d’Oro al Valore Militare e l’apertura di un processo di canonizzazione, è un gesto da onorare, rispettare e ricordare.
Per riflettere e non dimenticare è giusto ed educativo intitolare un luogo di formazione, come la nostra scuola, a colui che è stato capace di sacrificare la sua giovane vita per permettere ad altri di continuare a vivere la propria:
a un grande uomo, a un eroe … a Salvo D’Acquisto.

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